La chiave ruota sicura e con uno scatto il lucchetto si apre lasciando scorrere il chiavistello lungo la sua strada.
Ecco, il vecchio cancello di legno si apre e lascia intravvedere la strada bianca che conduce alla baita.
La neve che cadendo copiosa aveva ricoperto l’intera staccionata è solo un ricordo: ora è il verde il colore dominante.. il verde dei prati, delle chiome degli alberi e delle imposte.
Muovendo alcuni passi lungo la strada bianca, costeggiata sulla destra dalle betulle, è possibile vedere a sinistra,
prima che il terreno degradi bruscamente, uno spiazzo verde, al cui centro giace un cerchio di pietre che ospiterà la legna per il falò.
Quelle fiamme vedranno giochi, risate, panchine ribaltarsi rovinosamente, canzoni con la chitarra, storielle e scenette succedersi, e quando il fuoco avrà lasciato spazio alla flebile luce delle braci,
forse si innalzerà qualche timida preghiera o ci sarà il momento per qualche confidenza sussurrata, magari qualche pena per i primi acerbi amori.
La baita è la sala da pranzo, alle cui pareti gridano di gioia i cartelloni delle squadre, i lavori fatti insieme. è un susseguirsi di pasti consumati festosamente, con rumoroso entusiasmo: ragazzi che si incontrano e si scontrano attorno alla mensa, la cui preghiera di inizio pasto con il suo ritmo incalzante contagia tutti.
Ci sono poi le camerate, i cui travi lignei potrebbero raccontare di lunghe ore di chiacchierate, di giochi alle carte, di sfida agli animatori, di piani d’invasione della camerata altrui. Ma anche di sonno che giunge improvviso e prepotente a quietare anche gli animi più vivaci.
Rimane allora solo il suono dei campanelli delle mucche ad accompagnare l’orchestra creata dal ritmo dei molti respiri.
Se si scende un poco da questa piccola altura eccolo là, il campo da calcio, tanto amato dai ragazzi, che qui trascorrono lunghe ore nell’esercizio di questo sport e di altri giochi,
ma anche nell’esercizio del rispetto delle regole e delle persone.
E’ qui che si cimenteranno improbabili giocatori a volte, nello spirito dello stare insieme e del divertirsi anche con autoironia.
Proseguendo lungo il prato ecco il campo da pallavolo, che sarà anche la base per l’allestimento delle antiche canadesi e di più moderni igloo…
Per alcuni ragazzi sarà la prima volta in tenda, e per molti di loro sarà un’esperienza da ricordare per l’emozione di una notte all’aperto insieme a tanti amici. Per qualcuno sarà vincere un po’ di paura e forse un po’ di solitudine.
Non si può non parlare della fontana, musa ispiratrice di idraulica passione… Che dire del bucato improvvisato da qualcuno, o la fila per riempire borracce piuttosto che gavettoni! I giochi d’acqua, quanta attesa!
La terrazza sull’altipiano si anima in modo speciale quando arrivano i genitori ed insieme si fa festa per il campeggio riuscito e per il ritorno dei ragazzi alle loro case.
E’ un brulichio di persone indaffarate che desiderano collaborare e contribuire a quell’ultima, memorabile giornata. Poi il pranzo insieme, sotto il generoso sole.
E’ la tettoia il luogo di ritrovo per le serate di giochi e scherzi, per gli spettacoli, ma anche per la Messa con i genitori in quell’ultimo giorno di campeggio.
Come a dire che è da Dio che parte ogni cosa ed è a Dio che tutto ritorna, anche il dono di questa esperienza.
Ed eccoci alla baita, cuore pulsante, anzi no, cuore che viene fatto pulsare dagli animatori, questi meravigliosi ragazzi che riescono a ritagliare nelle loro estati uno spazio per la gratuità, per i bambini e ragazzi che ancora desiderano stare insieme in campeggio.
Animatori che si mettono in gioco fino in fondo nel desiderio che quel loro campeggio sia il migliore e lasci un ricordo indelebile nell’anima. Che mettono a disposizione passione e talento, cuore e cervello. Senza chiedere nulla in cambio. Quanto ammirato stupore riescono a destare!
La baita è un sogno che prende vita ogni anno: con la primavera ripartono i preparativi, la manutenzione, le pulizie, gli ordini ed i rifornimenti. Tutto in funzione dei ragazzi che vivranno i campeggi. La formazione delle equipe, la ricerca dei cuochi, il percorso formativo che da qualche anno si pensa e si fa in collaborazione con Mori, mettendo in sinergia le migliori forze.
Lentamente tutto si acquieta, le macchine se ne vanno così come gli ultimi ragazzi, gli ultimi abbracci commossi e già intrisi di nostalgia.
E’ poi il turno degli animatori che lanciano l’ultimo sguardo alla baita, ai nuovi amici.
Le ultime tazzine di caffè da lavare e si chiude. Un ultimo sguardo al luogo tanto amato, divenuto ormai silenzioso: solo il rumore del vento tra le fronde degli alberi.
La baita è una cucina con i fuochi scoppiettanti su cui ad ogni ora dei giorno c’è qualche pentola che ribolle, o la moca che pervade la stanza con l’intenso aroma del caffè. Lavandini sempre pieni di stoviglie, sapone, schiuma, piani di lavoro su cui si susseguono gli ingredienti che daranno vita ai pasti del giorno.
La cucina è anche luogo di confidenze, di momenti di pausa per grandi e piccini, e la sera, quando nella baita scende il silenzio di Morfeo, la cucina è il luogo di resoconti, analisi, programmazione per i giorni a venire.
E’ anche dolce pausa di fine giornata…
La baita è una sala del caminetto, con il suo tavolo sempre colmo di pennarelli, fogli, dediche e disegni, mazzi di carte promiscui tra loro, chiacchiere e risate intorno al caminetto, che si accende nelle estati più fresche.
La chiave ruota meno sicura e con uno scatto il lucchetto si richiude.
Varcando quel cancello nessuno è più la persona di prima: ci si sente più ricchi, con un pezzetto di vita nuova dentro.
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